Conoscere. Imparare. Scegliere. Crescere. La nostra individualità si crea e prende forma lungo tutta la vita, in un percorso irripetibile che porta il bambino a divenire adulto. Oggi, abbiamo intervistato Giovanni, 10 anni, che con il fare trasparente e accogliente dei bambini, ci ha parlato delle sue emozioni e ci ha raccontato il bisogno di affidare la propria sensibilità e i propri desideri a riferimenti adulti positivi, per imparare a superare le difficoltà e per diventare, così, un adulto sicuro, libero, felice.
Giovanni, che cos’è per te una buona abitudine?
Una buona abitudine è una cosa a cui ti devi abituare anche se non ti piace, perché ti può “insegnare”. Tipo la scuola: insegna, ma ad alcuni può non piacere. A me piace, ma solo certe volte. Poi, aiutare la mamma e, anche, ci sarebbe non litigare (perché a casa siamo in tanti fratelli)! È bello stare tutti insieme ma litighiamo ogni giorno! Però ridiamo anche.
Litigare, ridere insieme. Secondo te, fa bene esprimere come ci sentiamo e mostrarlo agli altri?
Sì, è importante, perché ti sfoghi. Con le persone ma puoi anche con gli oggetti (perché magari, quando sei arrabbiato, ti sfoghi con un cuscino o salti nel letto e ti “svuoti” lo stesso). E, tipo, io se sono felice, dico: “Che bello, sono felice!”. Se sono triste, invece, ho più difficoltà; semmai lo dico a mia mamma, perché con lei mi sento più sicuro.
Pensi che piccoli e adulti provino le stesse emozioni?
Secondo me gli adulti è un po’ diverso, perché, boh … La mamma penso che racconterebbe subito. Cioè, dipende, i bambini tipo me, un po’ ne parlano; quelli di 16-20 anni non ne parlano. Secondo me, perché si sentono già adulti, si sentono persone “importanti”, e allora non serve parlarne. Da grandi, grandi, poi, ne parlano, perché hanno capito che avevano un po’ sbagliato, perché è meglio, alla fine, parlarne. E gli altri possono aiutarci, perché se racconti a una persona, a qualcuno, ti liberi. Ti liberi la mente.
Delle emozioni ne parlate anche a scuola?
Sì, a scuola insegnano matematica, geografia e devono insegnare anche le emozioni, perché fanno parte della vita. Possono insegnarti di non arrabbiarti, di essere fiducioso. Non saprei come spiegarlo, perché è importante avere un’emozione, anche se è un’emozione negativa; è importante avercela perché ci sono sempre nella vita, le emozioni.
È importante, quindi, che gli adulti aiutino i piccoli con le emozioni?
Sì, facendo un’azione. Se penso alla mia mamma, è importante, lei farebbe … un abbraccio. La mamma mi abbraccia e … mi toglie tutte le emozioni tranne la felicità. Mi fa sentire felice, cioè, non proprio felice nel senso che corro dappertutto; tranquillo. La tranquillità la sento nel cuore.
Facciamo un gioco: cosa fai e cosa senti quando sei triste?
Vado in camera mia, sbatto la porta… e mi metto a piangere nel cuscino. La tristezza la sento in faccia, perché quando piango, diventa un po’ rossa.
E quando sei contento, cosa fai e cosa senti?
Quando sono contento, lo sento nel cuore. E corro dappertutto!
Quando sei annoiato?
Quando sono annoiato, guardo la TV, perché non so cosa fare. La noia la sento nella mente, sento la pigrizia. Cioè, ho voglia di fare qualcosa ma mi annoio.
Vorrei capire meglio: la televisione ti aiuta se sei annoiato?
Beh no, forse no, perché non è che ti aiuta tanto la televisione. A me non mi aiuta niente la televisione, mi annoio lo stesso.
Come superi, allora, la noia?
Facendo una cosa divertente! Stare con gli amici, giocare. Io ho tanti amici, più grandi, più piccoli, della mia età, … tutti maschi! I nostri giochi preferiti sono nascondino-prendino e guardia e ladri.
E quando ti senti positivo? Sai cosa significa “pensare positivo”?
Quando sono positivo lo sento in tutto il corpo e faccio tante cose. “Pensare positivo” significa di non pensare alle cose vecchie che sono accadute, brutte, ma pensare alle cose buone del presente, del passato e del futuro. È importante, perché ti rende una persona migliore.
Ti piace immaginarti nel futuro?
Sì, a me piace immaginarmi nel futuro. Vorrei fare lo zoologo perché mi piacciono tanto gli animali. Poi… l’università! Mi immagino super contento, super felice!
Grazie Giovanni.