“Lo ha detto la maestra” – come favorire il dialogo tra scuola e famiglia?

“Molti genitori hanno fatto fatica a spegnere la tv e una bambina ha raccontato che lei ha staccato la spina. Altri bambini hanno detto ai genitori che rifiutavano di spegnere la TV durante la cena che se la maestra aveva detto di spegnere, si doveva fare.”

Insegnante della Scuola Primaria Santa Barbara di Chirignago

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Mi sono immaginato la scena. Un improvviso silenzio, la bambina ritta in piedi, con il filo in mano e la spina penzolante; lo sguardo dritto avanti a sé verso i genitori, occhi e bocca tirati con atteggiamento di sfida. Leggiamo questa immagine:

IL BAMBINO

C’è una bambina attenta, capace di ascoltare e tradurre nella propria situazione proposte e indicazioni avute a scuola. Ha fiducia nei suoi insegnanti, vuole bene ai propri genitori, le dà fastidio che una cattiva abitudine li possa danneggiare.

LA SCUOLA

I buoni insegnanti avranno spiegato che:

• il mangiare è un momento collettivo di condivisione (spesso l’unica occasione della giornata per ritrovarsi tutti assieme in famiglia);

• guardare la tv mentre si mangia favorisce l’obesità, poiché si perde consapevolezza di ciò che si mangia e di quanto si mangia;

le immagini tolgono attenzione al gusto, alla personale sazietà e le mani innescano una routine di azione che si interrompe solo davanti al piatto (o sacchetto, o confezione, …) vuoto.

LA FAMIGLIA

La forza di questa bambina non è solo sua o degli insegnanti. Ci sono anche dei genitori che le hanno insegnato a non essere passiva, a occuparsi delle persone a cui vuole bene, a prendere l’iniziativa, a opporsi per un bene importante.

“Obiezione signor pedagogista! Se questi genitori sono così bravi perché mangiano davanti al televisore?”

Domande di questo tipo sottintendono una perfezione che non esiste. La famiglia è un sistema, un organismo che vive, sta bene e si ammala in rapporto alla salute (non solo corporea) dei propri componenti. Se qualche parte cede, l’organismo cerca di sopperire attraverso l’apporto di altre parti che si impegnano di più, in questo caso la bambina. Non sappiamo tante cose di questa famiglia, … e questa è la condizione più frequente in cui si trova un insegnante.

IL CONSIGLIO DEL PEDAGOGISTA

Un insegnante sa che l’educazione non è solo prevenzione, è molto più una capacità di affrontare i problemi. L’ideale è informare costantemente delle azioni educative scolastiche i genitori. Questo permette di partire da territori comuni dove le difficoltà sono nuove possibilità educative. La bambina ha definito attivamente una criticità.

Se non sono i genitori a chiedere spiegazioni (e noi ne abbiamo come educatori: educazione, salute, occuparsi del benessere dei propri cari, non aver paura, …), sarà il bravo insegnante a prendere l’iniziativa: congratularsi con i genitori del piglio della bambina, del suo coraggio, ma anche della sua attenzione scolastica e capacità di trasformare la conoscenza in azione pratica.

L’insegnante avrà anche il compito di rassicurare i genitori della loro naturale “imperfezione”, e invitarli a dare risposta alla provocazione (bella e sana) della propria bambina per stabilire nuove regole, nuove libertà di essere famiglia. Questa famiglia, come ogni organismo, tende anche ad attivare i propri anticorpi, le proprie difese immunitarie per non arrendersi, per migliorare se stessa e il mondo che le sta attorno. Spesso questi anticorpi sono proprio i figli.