Mi muovo, sto bene!

Cultura della salute. Crescere consapevoli dei semplici gesti, delle abitudini che riempiono le nostre vite e determinano il nostro stare bene, ogni giorno. Alessia, 8 anni, ci racconta la sua esperienza personale e ci apre una finestrella su quel percorso di conoscenza che i bambini iniziano naturalmente, seguendo i loro istinti e desideri, la voglia di mettersi alla prova, di giocare e di sperimentare.

E noi adulti? Noi adulti siamo chiamati ad accompagnare i nostri piccoli lungo questo viaggio, ascoltandoli, sostenendoli, talvolta indirizzandoli verso il miglior futuro.

Che cos’è una buona abitudine per te, Alessia?

Buone Abitudini sono quelle cose che dovresti fare sempre, ecco perché si chiamano “abitudini”. Sono buone perché fanno bene, tipo al pianeta e al corpo: fare movimento, oppure mangiare bene e rispettare la raccolta differenziata, oppure non buttare le cartacce sull’erba. Io sono abituata a fare la raccolta differenziata a scuola e ad andare con i pattini o in bicicletta …mi piace di più andare con i pattini, però quando sono dai nonni uso la bici. E mi piacerebbe che a casa non guardassimo la tv, e la sera, in estate, andassimo a fare tante passeggiate in paese, oppure al mare, in montagna, da tutte le parti.

Ti piace stare in movimento! Ma tu sai cosa significa “fare movimento”?

Sì, quando faccio movimento mi sento a mio agio: mi diverto e mi impegno. Fare movimento vuol dire qualche volta alla settimana andare a fare un po’ di ginnastica, di sport. O se no, se vuoi fare cose più tranquille, è come un hobby: andare a camminare e mantenersi in forma. Anche giocare è fare movimento, nel senso che ti muovi, che corri. Giocare all’aperto è una buona cosa, mentre giocare in casa, con il telefono, con i videogiochi, non è una bella cosa … magari un minutino ma non troppo.

Conosci qualche bambino a cui non piace fare movimento?

I miei amici fanno quasi tutti sport, però ci sono bambini che giocano solo con i videogiochi e ci restano attaccati anche “9 ore”! Penso che anche adesso non siano fuori a giocare, perché, poi, se non giocano all’aperto, non si muovono bene. Dicono: – Basta, basta, sono stanco! – … e poi, parlano sempre di videogiochi e gli altri bambini, a un certo punto, un po’ si stufano. Loro dicono che non gli importa, tanto a casa hanno i videogiochi, ma secondo me a loro piacerebbe giocare fuori.

Invece tu come giochi?

Io qualche volta, dopo scuola, vado a giocare sull’altalena, oppure mi arrampico sugli alberi, o gioco a calcio con i miei amici. Sono giochi che facciamo sempre insieme; ci diamo delle regole così nessuno può litigare. Il mio gioco preferito è arrampicarmi. Mi piace tanto perché posso andare in alto (tra sé aggiunge “anche se la mamma non vuole” n.d.a.) e posso guardare tutto da sopra. Ho imparato con la ginnastica ritmica a muovermi bene, a controllare le gambe, e un mio amico, Nicolò, mi ha detto dove devo mettere i piedi, in quale posizione.

Fai ginnastica ritmica, quindi …

No, adesso faccio karate due volte a settimana e sono cintura blu! Prima la facevo ma il mio migliore amico stava cominciando a fare karate e anche le altre mie amiche stavano andando via, quindi ero rimasta sola. Alcuni erano andati a fare danza, altri nuoto. Io ho scelto di fare karate, perché sono in compagnia e posso imparare a difendermi. 

Secondo te è importante per i bambini fare anche sport?

Secondo me sì. Io direi agli adulti che non fanno fare sport ai bambini: – Dovresti farglielo fare. Loro dicono “no mamma, no papà, io faccio già ginnastica a scuola”. Ma tu devi convincerli, perché è poco, non è sufficiente. Se fai uno sport, capisci di più, ti spiegano come muoverti, come devi respirare … ti spiegano tante cose sulla salute. – E poi è anche divertente!

E il movimento a scuola?

A scuola ci lasciano tanto tempo fuori, in cortile, nelle pause corte e anche nelle pause lunghe, cioè quella della merenda e quella dopo la mensa. E poi facciamo ginnastica: ci fanno fare tante cose, però non sempre la maestra ci spiega perché ci fa fare gli esercizi … ma io lo immagino. Immagino che è perché se fai movimento poche volte durante la settimana, puoi muoverti un pochino anche lì, e poi per capire il gioco di squadra. Infatti, se vince l’altra squadra, puoi imparare anche la sconfitta, puoi capire che è importante darsi una mano l’uno con l’altro

Grazie Alessia.


Si cresce e si impara con tutto il corpo, non solo con gli occhi e le orecchie. All’età di Alessia, il virtuale rischia di impedire all’intelligenza del corpo di dare il suo apporto alla conoscenza: come genitore, insegnante o educatore, che azioni concrete possiamo compiere per aiutare i bambini a mantenere questa abitudine?

Leggi l’articolo: “Tra reale e virtuale: con il corpo cresco, con il corpo conosco” di Luciano Franceschi, pedagogista e formatore CEMEA.