I bisogni del bambino: come guidarlo a diventare grande

Che esserino potente è il bambino. Non ha in dotazione grandi parole per farsi capire e la logica, la ragione non sono per lui più reali della fantasia. Il bambino è… due grandi occhi spregiudicati. Occhi che guardano, occhi che scoprono, occhi che chiedono e rispondono.

È la sfida più bella per il mondo sapiente dell’adulto: tu che sei grande, tu che vorresti insegnarmi, tu che vorresti essere la mia guida; sta a te fare il discorso giusto per chi ti sta ascoltando anche con gli occhi. E ritirarsi da questa responsabilità non è ammesso, perché io, bambino, non smetterò di apprendere, né, tanto meno, di guardare a te come al mio primo modello di riferimento.

Sentirò le tue parole e osserverò al contempo ogni tua espressione, atteggiamento, scelta. Continuerò a seguirti senza chiederti niente. Senza fare domande o attirare l’attenzione, ma con lo sguardo curioso di chi semplicemente ha bisogno di te per sopravvivere in questo mondo e ti sta dicendo, con la sua sola presenza: “Introducimi, conducimi, educami. E io ti seguo.”

INTRO-DUCIMI [Introdurre, dal lat. Introducĕre, com. di intro-e ducĕre «guidare, condurre»]

ovvero, PORTAMI A VEDERE CIÒ CHE VEDI TU.

Introducimi ha tra i suoi significati portami all’interno, avviami o, come direbbe un bambino, fammi vedere. Questo il primo bisogno di guida da considerare. Il grande si stupisce di ciò che fa il piccolo, a volte decisamente non lo capisce. “Perché fai i capricci? Perché ti comporti così? Dove hai imparato a fare questo?”. Ma il bambino, per natura, cresce e forma la sua esperienza affidandosi proprio all’adulto. È essenziale che sia il grande a compiere le prime scelte per lui; che, ricordandosi com’è essere bambini, gli mostri come affrontare ogni aspetto della vita, che gli faccia chiarezza su ciò che è bene e su ciò che è meno bene.

CON-DUCIMI [Introdurre, dal lat. conducĕre, com. di con-e ducĕre «guidare, condurre»]

ovvero, PORTAMI CON TE.

Conducimi è una parola straordinaria, perché racchiude in sé il bisogno di accompagnamento: portami con te, portami a te.E, infatti, se un genitore indica un comportamento al figlio (ad esempio dice: “Non si urla!”) ma lui per primo agisce all’opposto (ad esempio, lo dice urlando), molto probabilmente non otterrà l’effetto formativo desiderato. Quando il bambino intraprende il suo cammino di crescita, necessita, infatti, che l’adulto, dopo avergli mostrato qual è la strada, diventi suo compagno di viaggio e resti un riferimento visibile e presente lungo tutto il percorso.

EDU-CAMI [Educare, dal lat. educare intens. di educĕre, com. di e-e ducĕre «trarre, condurre»]

ovvero, PORTA FUORI IL MIO IO.

Educami, portami fuori, allevami, è una parola difficile nel significato e ancor più per ciò che comporta nella vita. Tra i bisogni del bambino, può essere tradotta come tira fuori il meglio di me. Il bambino non è un vuoto da riempire; ha la sua entità peculiare che si confronta con l’adulto per acquisire piena forma, ma che non può essere cambiata. Tutti i termini che indicano conduzione, o guida, d’altra parte, racchiudono al loro interno il significato di portare, che, a sua volta, significa reggere, sostenere lungo un tragitto. Sarà impossibile, quindi, introdurre, condurre, e ancor più educare il bambino se lui non avverte che l’adulto al suo fianco è lì per sorreggerlo laddove dovesse cadere, e valorizzarlo in ogni suo successo e talento.

 

– Testi di Michela Caputo, autrice di libri per bambini –