Se sei felice, tu lo sai, batti le mani

Testi Luciano Franceschi, pedagogista e formatore CEMEA e Michela Caputo, redattrice per Le Buone Abitudini e autrice di libri per bambini

Alcuni giochi, tra i tanti che giochiamo e possiamo giocare, contengono un microcosmo ludico importante che segnala un momento di serenità. Non c’è bisogno di organizzazione, i giocatori scelgono quando partire e poi spesso, presi dal ritmo, cominciano ad accelerare, a spingersi assieme verso un punto di rottura non calcolato, … Si va finché si va.

E intanto il mondo resta fuori. Bastano le proprie mani e con esse si comunica: come mamma e bambino, come due innamorati, come un saluto tra due amici. Ci si concentra sulle abilità motorie, che diventano sempre più coordinate; si cantano filastrocche piene di invenzioni linguistiche e, spesso, politicamente scorrette o senza senso pur di fare una rima; si stabilisce soprattutto una relazione intima. C’è bisogno quindi di una vicinanza corporea e, quindi, di confidenza. Ci si mette uno di fronte all’altro, si parla piano.

Se colpire con una mano è sempre un gesto che ha in sé una violenza, una forza, e pensando, ad esempio, agli sport ci vengono in mente molte situazioni (si tiene un bastone o una racchetta per colpire, si batte una palla, si colpisce nel pugilato, si costringe nella lotta), nei giochi è più facile trovare una forza “gentile”, controllata. Esattamente la stessa che riconosciamo in due bambini, uno di fronte all’altro, che velocemente e ritmicamente si battono le mani.

I giochi di “battimano” sono una categoria di giochi che si oppongono alla violenza e nello stesso tempo alla competizione, che spesso può generare litigi e soprattutto avversari. Sorgono spontaneamente mentre forse ci si annoia, o si deve aspettare, senza arbitro o regole da discutere. Sono autosufficienti, così come lo sono i giocatori, basta avere voglia. Sembrano infantili, ma in realtà, ci accorgiamo che sono più ricchi di quello che si pensa: sono un gioco di cooperazione nel quale si vince e si perde assieme, guardandosi negli occhi, cantando le stesse cose, accordando i movimenti, affinché tu sia il mio compagno e non il mio rivale.

Si possono poi sperimentare i rumori che fanno le mani che applaudono, o quando battono le cosce, il petto, e fare delle sequenze assieme o a specchio. Cercando una coordinazione si prova a battere la mano dell’altro, la destra con la destra e la sinistra con la sinistra, oppure tutte e due assieme, oppure incrociando prima una e dopo l’altra. Il ritmo del battere induce i movimenti, le pause, alla ricerca di un’intesa che diventa coreografia. Se si tiene il ritmo di una musica conosciuta e si inventano le parole, ecco, sarà stato creato un nuovo gioco di battimano, molto privato, quasi un segreto.

È impossibile dimenticare un’esperienza di giochi di battimano vissuta nella propria infanzia, nella propria vita, e per un adulto sarebbe importante avere il tempo di riscoprire queste connessioni tra sé e la propria parte bambina. I battimani, coinvolgendo il corpo e dei ritmi antichi e quindi universali, possono essere una bella proposta da fare con il proprio figlio o figlia. Deve essere un tempo per dedicarsi a un’altra persona, come le vecchie filastrocche che la mamma raccontava sulle tue dita da piccolo, o come tutte le volte in cui non è importante il gioco che si fa, ma con chi lo si fa. Se si gioca a battimano ci si sente scelti.

Il pedagogista consiglia

Ero in bottega

Ti proponiamo un famoso gioco di battimani descrivendone i gesti. Ero in bottega comincia più o meno nello stesso modo nelle diverse regioni in cui è conosciuta, poi continua con delle variazioni infinite, che è la libertà dei giocatori di inventare o, sbagliando parola, dirigere la storia in altri finali.

Poniti di fronte al tuo compagno di gioco e insieme cantate ad alta voce la filastrocca. La parte che narra la storia è composta da 4 movimenti:

  • Una mano sopra la testa e una sotto il mento, (E-)
  • mani sulle orecchie, (ro-in)
  • mani incrociate sul petto, (bot-)
  • mani che battono sulle gambe (-tega)

Tic e Tac hanno invece due movimenti:

  • un battito di mani, (Tic)
  • un battito con il compagno/a a mani aperte (e Tac)

ERO IN BOTTEGA

Ero in bottega tic e tac
che lavoravo tic e tac
e non pensavo tic e tac
alla prigione tic e tac.
Ma un brutto giorno tic e tac
la polizia tic e tac
mi porto via tic e tac
da casa mia tic e tac.
Ma io furbone tic e tac
presi un bastone tic e tac
e glielo diedi tic e tac
sul suo testone tic e tac.
Ma il suo testone tic e tac
era un melone tic e tac
e lo mangiai tic e tac
per colazione tic e tac.
…………

Se non si continua la storia, la si ripete accelerando i movimenti e cercando di mantenere il ritmo delle parole e la coordinazione delle azioni.

Consiglio di lettura

Reffo riffo riffo rero. Giochi ritmici di mani.
Antonio Di Pietro, Gianfranco Staccioli
Scuola facendo, Carocci, Roma 2006

Una raccolta dei giochi più conosciuti della tradizione italiana e internazionale da riscoprire e rigiocare insieme ai più piccoli. Ogni battimano è in una scheda accompagnata da disegni che illustrano i movimenti (utili anche per inventare nuovi giochi) e gli arrangiamenti musicali: La mi’ nonna l’è vecchierella, Sardina, Renzo Lorenzo, Reffo Riffo Riffo Rero, Ali Babà, Baby one two three, Ando yu ando, Ero in bottega, Mi li ki tuli, Cuore Amore Batticuore, Mi chiamo Lola, Olivia dei Cavalier (Popeye).